Sono nato a Salsomaggiore Terme (Parma) nel 1955 e risiedo a Piacenza. Sono sposato dal 1978 con Graziella.
Ho una figlia, Margherita, e una grande passione: la politica, che per me significa lavorare per costruire il futuro della nostra comunità.
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giovedì 10 aprile 2014

“I cambiamenti sono indispensabili”

Intervista a Mario Spezia
Corriere Padano
10 aprile 2014

Il Corriere Padano ha chiesto a Mario Spezia di commentare gli ultimi fatti politici, e non solo, alla luce della sua esperienza. Ne è nato un lungo ragionamento.



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E’ stato vicepresidente della Provincia durante la giunta Boiardi (2004-2009); esponente di spicco del centrosinistra piacentino; è ancora membro della giunta della Camera di commercio con posizioni mai banali e scontate. Il Corriere Padano ha chiesto a Mario Spezia di commentare gli ultimi fatti politici, e non solo, alla luce della sua esperienza. Ne è nato un lungo ragionamento.
Mario Spezia, siamo al de profundis delle Province. Lei è stato vicepresidente. Che effetto fa?
“Ci troviamo di fronte ad una crisi dalla portata ancora tutta da scoprire e, per nulla arrivata a conclusione. Poche settimane fa Padre Bartolomeo Sorge, in un incontro a Piacenza, ricordava che nel mondo è in atto un cambiamento strutturale paragonabile a quello della rivoluzione industriale (e se pensiamo che dalla metà del 1800 sono poi seguite due guerre mondiali, la nascita dell’Unione Sovietica con conseguente divisione del mondo in due blocchi, ecc. possiamo ben immaginare di cosa stiamo parlando), per cui vanno ricostruiti i modelli di riferimento che sono venuti meno.
Ritengo quindi che si debba ragionare incominciando a valutare le cose secondo ottiche completamente diverse dal passato. Il sistema non funziona più. Ha ragione Renzi quando dice che dobbiamo essere noi Italiani a mettere le cose a posto, non perché ce le chiede l’Europa ma perché ne abbiamo bisogno noi per costruire il domani dei nostri figli. Per cui nessuna preclusione ai cambiamenti: perché sono indispensabili. Ma, per affrontare i cambiamenti “strutturali” di cui abbisogna il Paese, dobbiamo avere il coraggio di mettere in discussione le nostre certezze personali, i nostri interessi personali, le piccole o grandi rendite di posizione che, ognuno di noi, è riuscito ad ottenere/conquistare per se in questi anni. E ciò deve avvenire, per dare il buon esempio, a partire da chi ha maggiori responsabilità sociali ed istituzionali; cominciando dalla la classe politica. Renzi ha ricordato che con la soppressione delle Province 3000 politici rimarranno senza indennità; e con questo credo volesse far intendere che questa ragnatela oramai soffocante di politici sempre più di “mestiere” che, in un modo più o meno lecito (molti anzi in modo più che lecito e personalmente corretto), quotidianamente contribuiscono ad alimentare un sistema senza più sbocchi, perché intrecciato da interminabili scambi di favori/consensi/interessi, finisce. Lasciando lo spazio ad una partecipazione politica più dettata dalla passione e dal cuore che non dall’interesse diretto ai posti”.
Come giudica la prime mosse del governo Renzi?
“Al suo apparire sulla scena politica nazionale Renzi non mi dava affidamento; poi ho apprezzato la costanza che ha avuto, dopo la sconfitta alle primarie con Bersani, di mantenere la posizione, di andare avanti con le sue idee e per la sua strada; di riporre fiducia nelle regole della democrazia e di proseguire sulla strada del confronto e della, leale, sfida politica. Poi sono stato piacevolmente stupito dal suo discorso d’insediamento al Senato nel quale mi sono completamente ritrovato; a cominciare dall’apertura al riguardo del sostegno alla scuola, ed all’istruzione, quale caposaldo del domani della nostra società. Penso che Renzi incarni oggi il pensiero più vero del cattolico democratico impegnato a costruire una società sempre più a dimensione della persona umana. Inoltre l’aspetto nuovo dello stile Renzi è quello di aver riportato la centralità della politica, come è giusto che sia, nei partiti (il processo di costruzione della democrazia vera passa attraverso la delega di responsabilità, non attraverso l’assemblearismo ed il populismo che sono l’anticamera del regime); infatti ogni decisione/discussione avviene all’interno della Direzione Nazionale del Pd che, faccio notare e voglio rimarcare: “vota le decisioni assunte” e lavora in grande trasparenza”.
Da qualche mese anche nel Pd di Piacenza c’è stata una svolta con l’elezione di Molinari. Come la giudica?
“Bisogna avere fiducia anche dal processo di cambiamento in atto nel PD anche a Piacenza; penso che a prescindere, quando si ha a che fare (lo ripeto) con un organismo veramente democratico (e anche il PD locale lo è), si ha sempre la possibilità di incidere e portare avanti la propria idea; certo uno stile come quello adottato a livello nazionale di maggiore utilizzo della direzione provinciale e del ricorso al voto (ed ai verbali delle riunioni) sui vari argomenti, servirebbe a superare, definitivamente, la fase degli accordi sottobanco e dei compromessi incomprensibili.
Come anche penso che la società civile possa essere, nei suoi vari aspetti, certamente utile al fine di creare classe dirigente politicamente e istituzionalmente impegnata e utile, ma non possa essere il suo un ruolo sostitutivo dei partiti che rimangono l’anello indispensabile per il dispiegarsi della democrazia”.
A parte le elezioni a Salsomaggiore, da tempo si è un po’ defilato dalla politica piacentina. Ci spiega i motivi?
“Per quanto mi riguarda, il mio impegno è rivolto alla cooperazione; quale sistema d’impresa sempre più indispensabile per dare risposta concreta ai bisogni (e quindi maggiormente  necessario nei periodi di crisi) e “palestra” ineguagliabile per formare una classe dirigente appassionata, solidaristica ma anche efficiente, che pensa al bene comune come missione di vita. Quindi il mio impegno politico è, come sempre, totale (per me la politica è la costruzione della società del domani), anche se rivolto non ad una presenza personale e/o istituzionale. Come, invece, mi sento maggiormente impegnato in Camera di Commercio, che, con il fatto che la ripresa passa, inequivocabilmente, dalla tenuta del sistema imprenditoriale, diventa, sempre di più, luogo fondamentale per la costruzione delle dinamiche territoriali. E’ grazie al ritrovato clima di reciproca fiducia che il presidente Parenti è riuscito a ricreare da un anno a questa parte in Consiglio Camerale che si è potuto sviluppare, con la generale condivisione del sistema associativo d’impresa la proposta, che passa attraverso Ats, per Expo 2015. L’adesione ad Ats e le proposte che stanno nascendo per Expo 2015, stanno facendo riscoprire, al nostro territorio, una seria voglia di confronto e di gioco di squadra; non dobbiamo sottovalutare, infatti, che, a differenza anche di quello che pensiamo di noi, a Piacenza vi sono qualità e capacità ben al di sopra della media nazionale e anche le relazioni tra le associazioni, gli enti e le istituzioni, sono ben più presenti e “vere” che in tante altre realtà. Diciamo che questa occasione che ci offre Expo 2015 possa ulteriormente servire, in questo momento di difficoltà, a far crescere, ancora di più, la nostra realtà territoriale aprendola a nuove sfide e nuovi confronti. Personalmente ritengo infatti, e mi pare di non essere più l’unico, che una maggiore attenzione al territorio parmense possa servirci non per rimanere stritolati, come si pensava dai tempi del Ducato, ma per aggiungere alle nostre qualità, in una logica di alleanze che aiutino la crescita complessiva, anche quelle dei vicini coi quali già abbiamo molti più punti in comune di quelli che ci immaginiamo”

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