I 30 anni della Cooperativa San Martino: intervista al Presidente Mario Spezia
MARIO SPEZIA: “NON BASTA UNA BUONA IDEA PER FARE UN’AZIENDA, CI VOGLIONO UOMINI E DONNE VALIDI”
L’ufficio di Mario Spezia è al piano terreno della sede della cooperativa San Martino. Lui accoglie chi entra da dietro una possente scrivania di noce ricoperta di carte, di fogli e di libri. Sulla pila spiccano due volumetti dedicati al padre e intitolati: “Giovanni Spezia_Testimonianze e documenti” e “Giovanni Spezia_Intelligenza, coraggio, fede”; sotto ci sono gli “Studi piacentini” pubblicati dall’Istituto Storico della Resistenza e dell’Età Contemporanea e il “Contributo dei cattolici alla lotta di liberazione”. Nell’angolo due bandiere: una tricolore, dell’Associazione Nazionale Partigiani Cristiani di Piacenza, l’altra, originale del 1948, con lo scudo “Libertas” della Democrazia Cristiana sezione di Fiorenzuola d’Arda. Al momento dell’intervista c’è anche una copia de “Il mondo di ieri” di Stefan Zweig: “Mi è stata regalata da un amico” spiega il presidente di San Martino. E attacca a parlare come un fiume in piena che è difficile ricondurre entro gli argini. Il fiume della cooperativa scorre da trent’anni e la sua sorgente è nata nel cuore della Piacenza vecchia, lontano quindi dalla sede attuale nella quale San Martino si è trasferita nel 1998.
“Il percorso che avrebbe, anche
se non lo sapevamo ancora, portato alla creazione anche di San Martino è iniziato
nel 1974 quando, insieme a un gruppo di amici - alcuni ancora tra di noi –, ci siamo
ritrovati al Circolo Belvedere del Movimento Cristiano Lavoratori perché
cercavano degli studenti universitari per dare lezioni al doposcuola”; spiega
Spezia, “ci siamo ritrovati lì, quasi per caso, e abbiamo iniziato a costruire
le condizioni per creare un gruppo. Del resto ero, e sono convinto che le cose
si fanno insieme, e così è nata, alla
fine degli anni ’70 piano piano, l'idea di mettere in piedi una cooperativa di
progettazione che si chiamava Co.Te.P. e aveva sede al primo piano di via
Garibaldi 23. Ma il problema era trovare lavoro: per questo motivo a un certo
punto ci è venuta l'idea: dato che era iniziato il periodo di sviluppo dell’edilizia
popolare, di costruire delle case, per farle progettare da Co.Te.P. Siamo agli inizi
degli anni Ottanta e a Piacenza la cooperazione “bianca”, fino ad allora prevalentemente
di matrice agricola, ha iniziato a svilupparsi anche in altri settori,
soprattutto quelli dei servizi, alla persona ed all’impresa. In questo periodo
di crescita, anche per il nostro gruppo, ci siamo resi conto di avere bisogno
di un consorzio che raggruppasse tutte le cooperative che stavamo costituendo.
Per questo motivo nel 1981 è nato il consorzio Con.Cop.Ar. Successivamente,
sulla base di nuovi bisogni che “intercettavamo” con il consorzio, abbiamo dato
vita ad una cooperativa di lavoro che si è inizialmente sviluppata attraverso
l’apporto di giovani miei studenti delle scuole superiori in cui, già allora,
insegnavo; e coi miei studenti parlavo sempre dei valori e delle opportunità
che offriva la cooperazione: Francesco Milza, come altri nostri dirigenti, è
arrivato da lì”.
È il 27 novembre del 1986 quando ufficialmente la cooperativa San
Martino nasce: come è stato scelto il nome?
“La data di fondazione è alla
fine di novembre, ma il progetto vero e proprio, maturato assieme agli altri
soci fondatori, è nato l’11, nel giorno dedicato, appunto, a San Martino; che ci è sembrato un nome appropriato, sia per
la storia del santo che per la nostra matrice cattolica. Così prende vita
cooperativa San Martino. La cooperativa progredisce e non solo perché era
l’epoca dello sviluppo del terziario e dei servizi ma piuttosto perché pian
piano si è sviluppata una vera classe dirigente; infatti non basta solo una
buona idea per fare decollare un'azienda, ma piuttosto sono necessarie le
giuste risorse umane. Noi, grazie a Dio, possiamo contare su una classe
dirigente incredibile: una classe dirigente che è cresciuta misurandosi sul
campo e riuscendo a trovare i ruoli più adeguati ad ogni professionalità; ma
anche a sviluppare e consolidare valori etici e morali; in San Martino uno è
onesto ed eticamente attento non perché non abbia occasioni di essere disonesto
o perché sta scritto nello statuto e nei regolamenti, ma per convinzione, scelta
e stile di vita. Perché questo è sempre stato il modo di fare e di comportarsi
condiviso da tutti: “si fa così e basta”. Pian piano la cooperativa è cresciuta
ed è arrivata ai risultati di oggi, sviluppandosi molto negli ultimi anni in
cui la crisi ha messo in difficoltà tante aziende; ciò grazie al fatto che la nostra
cooperativa è stata ben gestita ed è stata “rigorosa” nei momenti di “vacche
grasse”, quando le imprese, col vento in poppa dei mercati, potevano fare
quello che volevano, senza prestare tanta attenzione ai risultati e ai conti”.
In trent’anni di strada ne è stata fatta tanta a cominciare dai
trasferimenti della sede.
“Sì, da via Garibaldi ci siamo
trasferiti prima li vicino, in Cantone
dei Cavalli, al civico 7: ho ancora la prima pubblicità di San Martino che riporta
appunto quell’indirizzo. Ma lì eravamo in affitto e poi con l’ampliamento
dell’attività la sede risultava piccola e difficile da raggiungere. Ne abbiamo
cercata una più periferica: in via Don Alberto Carozza, che fra l’altro è
intitolata a un sacerdote medaglia d’argento al valor militare, dove c'era una
volta l'Officina Meccanica Cuminetti che
aveva dismesso l’attività all'inizio degli anni Novanta. Della vecchia
industria era rimasta la palazzina degli uffici: l'abbiamo acquistata con un
mutuo nel 1998. E così ci siamo ritrovati in un ambiente dove una persona di
valore come Sergio Cuminetti aveva sviluppato dagli anni Sessanta la sua
azienda e noi, in un certo senso, abbiamo ridato nuova vita a quei locali,
proseguendo un’attività che continuava a dare lavoro ed occupazione. Non è un
caso che di recente li vicino, su nostra iniziativa, sia stata intitolata una
piazzetta ai fratelli Sergio e Gianni Cuminetti e sia stata da noi posta una
targa che ricorda l’impegno degli undici parlamentari piacentini della
Democrazia Cristiana, tra cui appunto il sen. Sergio Cuminetti: “ogni cosa si
sviluppa meglio nei luoghi “positivi” che sono frutto dell’impegno serio e
responsabile di persone attente e lungimiranti”.
L’impegno politico e la sensibilità sociale sono una parte integrante
della sua storia, non solo come presidente di San Martino, ma anche quale uomo
impegnato nelle Istituzioni e ora al vertice dell’Associazione Nazionale
Partigiani Cristiani di Piacenza.
“La mia storia personale trae
origine dall’insegnamento ricevuto, prima di tutto, da mio padre Giovanni che è
stato uno dei protagonisti, nel dopoguerra a Piacenza (dopo aver combattuto
quale partigiano nelle fila della Resistenza rimanendo anche ferito), del cattolicesimo democratico socialmente impegnato. Da lui ho imparato che
la vita personale, l'attività lavorativa e la politica non rappresentano cose
distinte, ma fanno parte del tuo essere persona: questo impegno non è solo
rivolto ai momenti nei quali ricopri incarichi istituzionali - sono stato consigliere
comunale di Piacenza per tre anni e vicepresidente della Provincia per cinque -
ma deve essere un atteggiamento costante e volto a portare il tuo contributo
alla crescita della comunità nella quale vivi. Per questo il mio impegno è stato
rivolto anche al consolidamento del sistema associativo cooperativistico, e
infatti sono stato vicepresidente per otto anni e poi presidente per altri otto
di Confcooperative Piacenza, continuando, peraltro, nell’insegnamento dove ho
iniziato a ventidue anni nel 1977 alle professionali e continuo ancora oggi
anche se con un ridotto orario part-time. L’insegnamento è qualcosa che mi
piace perché la formazione dei giovani è alla base della crescita della società
del futuro ed è strettamente correlato con la politica che è lo strumento
attraverso cui, appunto, si costruisce la società del domani. Una vera
cooperativa, ed un vero cooperatore, è parte integrante della comunità in cui
vive e deve dare il proprio apporto alla crescita della società. Per questo mi
sento di dire che cooperativa San Martino, conscia del proprio ruolo sociale ha
sempre avuto un forte aggancio con il territorio e la società locale, non quale
semplice frutto di uno “sfoggio di bontà” ma quale espressione di una scelta di
vita, prima di tutto, culturale. Noi abbiamo tanti soci impegnati seriamente e
da molti anni nelle realtà di volontariato che sosteniamo con convinzione:
crediamo in queste associazioni e nella formazione dei giovani quali valori
fondanti della nostra Repubblica”.
Cosa ha rappresentato per lei San Martino finora?
"Tantissimo! Faccio persino
fatica a credere che sia stato possibile sviluppare un progetto imprenditoriale
di queste dimensioni e caratteristiche: siamo partiti che eravamo un gruppo di
ragazzi e oggi invece San Martino è l'azienda con il maggior numero di
dipendenti fra le realtà private piacentine. E’ un risultato straordinario. E
lo è anche il fatto che, in un mondo di cooperative e società di cui molte
volte viene percepita, da parte dell’opinione pubblica, la mancanza di correttezza,
la nostra cooperativa abbia fatto crescere una classe dirigente ed un gruppo di
soci lavoratori con dei valori etici e morali incredibili, in cui l’assunzione
di responsabilità personale, in funzione ed al servizio degli altri, fa parte
dell’impegno quotidiano".
In questi trent'anni la cooperativa è cambiata, ma è cambiato anche
lei: in che modo?
"Sono cambiato moltissimo: anche
perché il mio approccio quotidiano è sempre mosso da un grande spirito di
curiosità, verso le cose positive, e di voglia di imparare e di migliorarmi. Se hai questa curiosità nella vita impari
sempre, e ti migliori sempre; sia sul piano professionale che personale come
uomo: gran parte delle cose che ho fatto sono frutto di questo approccio e
penso sia questa la vera ricetta che sta alla base di ogni tipo di sviluppo
imprenditoriale e di successo”.
Nessun commento:
Posta un commento
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.