di Giovanni Bianchi
Presidente ANPC
Populismo e antipolitica
sono i mali della stagione in corso.
Attraversare il disordine da
essi prodotto è il compito di tutte le forze democratiche, ovunque
collocate: nella società civile come nelle istituzioni.
Starei per
dire, nello spazio pubblico e perfino in quello privato. E ad
elezioni generali ormai prossime il dovere dell'ora è quello di
incalzare noi stessi e i nostri concittadini a esercitare tutti i
diritti, che in democrazia sono anche obbligo a partecipare.
Per i
partigiani che si fregiano anche del nome cristiano si tratta di una
battaglia irrinunciabile, dal momento che discende direttamente dalla
Carta costituzionale, senza la quale sarebbe impensabile la nostra
convivenza democratica.
E tutti sanno che la Costituzione del 1948
non sarebbe stata mai iscritta se non avesse avuto alle spalle la
Lotta di liberazione e la tragedia del fascismo. Il personalismo
cristiano che ne costituisce la tessitura è nato sui monti e nelle
coscienze, e dunque non può assentarsi quando ritornano quelli che
David Maria Turoldo chiamava "i giorni del rischio".Eccoli
i giorni del rischio: perché la democrazia – sarà bene non
dimenticarlo – non è un guadagno fatto una volta per tutte.
Soprattutto quando il rischio prende la maschera, emotiva e
mediatica, della fuga dal voto.
Mentre il diritto di voto, lo
sappiamo, è da sempre una delle più elementari richieste per
l’instaurazione di una vera democrazia ed uno dei primi diritti
riconosciuti ai cittadini: nel nostro Paese, è solo grazie a dure
lotte che i ceti sociali più disagiati riuscirono progressivamente a
conquistare il diritto di voto, e solo dopo la caduta del fascismo
esso venne esteso alle donne.
Da sempre il nostro Paese, a differenza
di altre democrazie europee, ha fatto registrare un alto tasso di
partecipazione alle competizioni elettorali a tutti i livelli, segno
di una richiesta di rappresentanza che si esprimeva anche nella
fiducia alle forze politiche in un clima contrassegnato certo da
forti contrapposizioni ma anche dal riconoscimento del comune
radicamento nei valori e nei principi della Costituzione, espressione
degli ideali della Resistenza antifascista.
Negli ultimi anni tale
tendenza nazionale si è invertita, e nelle elezioni amministrative
della scorsa primavera, come pure nelle elezioni regionali siciliane
di ottobre, si è assistito ad un declino della partecipazione alle
urne che ha interessato quasi la metà della popolazione avente
diritto al voto. Questo fenomeno è riconducibile alla scarsa fiducia
che i cittadini ormai nutrono verso le forze politiche e persino
verso le istituzioni democratiche, sia per l’accusa di corruzione
generalizzata rivolta a tutta la classe politica, sia per la
sensazione dell’impotenza della politica di fronte al dilagare del
pensiero unico.
A fronte di ciò, e senza voler negare i problemi e le
criticità realmente esistenti, come associazione dei combattenti per
la libertà desideriamo vivamente invitare i nostri iscritti e
simpatizzanti e tutti gli Italiani a non voler disertare le urne
elettorali in occasione dei prossimi appuntamenti, ed in particolare
per le elezioni politiche di febbraio.
Riteniamo infatti che il voto,
per la definizione della rappresentanza democratica, sia ancora la
via maestra per dare forza e significato alla volontà dei cittadini:
diversamente, vi è il serio rischio che a tutti i livelli coloro che
comunque verranno eletti per svolgere le funzioni rappresentative ed
esecutive si trovino in uno stato di evidente carenza di
rappresentanza popolare, il che indebolirebbe la loro capacità di
assumere decisioni necessarie e magari impopolari per far fronte alla
grave crisi in cui si trova il Paese. È perciò doveroso,
prescindendo dai diversi e legittimi orientamenti politici, che tutti
coloro che hanno facoltà di voto fruiscano fino in fondo di questo
diritto democratico rafforzando con la loro partecipazione le nostre
istituzioni in una fase davvero problematica e dagli esiti che
definire incerti suona perfino eufemistico se non
umoristico.
Attivarsi contro il non voto perché le urne non vadano
malinconicamente deserte è quindi la decisione che ci pare insieme
più saggia ed obbligata. Dirlo per tempo è il primo passo. Farlo
sapere il secondo. Le modalità di un attivismo che recuperi antiche
militanze e nuovi volontariati le individueremo per strada, con una
catena informativa senza la quale l'odierna democrazia partecipata
non riuscirebbe ad esistere.
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