La recente pubblicazione della tesi di laurea della prof.ssa Celestina Viciguerra del 1969, ora portata alle stampe in un libro dal titolo: “I cattolici e il clero nella lotta di liberazione nel piacentino” che narra le vicende succedutesi nella nostra Diocesi durante il periodo resistenziale, episodi raccontati da testimonianze raccolte direttamente dall’autrice dai diretti protagonisti e supportate da dati storici documentali, sono la migliore certificazione, se mai ce ne fosse ancora bisogno, che dopo l’8 settembre 1945 si verificò una generale insurrezione della popolazione italiana contro l’occupante nazi-fascista.
E proprio dalla “universalità” della Lotta di Liberazione, vera
rivolta di tutto il popolo, nasce la scintilla che poi ha dato luogo alla nuova
Costituzione Italiana e portato alla creazione delle istituzioni libere e
democratiche del nostro Paese.
Per ricordare il momento più importante della storia della nostra
Repubblica, il 22 aprile del 1946 fu l’allora Presidente del Consiglio Alcide
De Gasperi a proporre a Umberto II, ultimo re d’Italia e all’epoca luogotenente
del Regno, di istituire come festa nazionale il 25 aprile; con un decreto che
recitava: “A celebrazione della totale liberazione del territorio italiano, il
25 aprile 1946 è dichiarato festa nazionale”.
L’istituzione definitiva come festa nazionale arrivò nel maggio del
1949, con la nascita della Festa della Liberazione che comunque viene sempre
collocata all’aprile del 1946, pochi mesi prima del referendum del 2 giugno
dove gli italiani furono chiamati a scegliere tra repubblica e monarchia.
Una Festa Nazionale, il 25 Aprile, che rappresenta, senza ombra di
dubbio, la più importante ricorrenza della nostra comunità e festeggiarla
significa ringraziare l’intera popolazione che, all’epoca, seppe ritrovare
unità d’intenti e condivisone di valori e di identità; è questa una Festa che
non può essere considerata di parte perché frutto di eventi che hanno coinvolto
la popolazione intera, senza distinzione di genere, di cultura, di professione,
di religione o politica; non vi può essere, a tale proposito, dubbio alcuno; la
Festa del 25 aprile rappresenta di per se un valore incaccellabile che non può
essere oscurato o messo in discussione: perché è frutto di dati certi,
inalienabili nel tempo.
Come non vi dubbio alcuno che la canzone “Bella ciao” ne sia diventata
il simbolo: un inno ai valori della democrazia, tolleranza, uguaglianza e
libertà.
Ma non solo: proprio perché “Bella ciao” è il simbolo canoro che
identifica la rivolta del popolo italiano contro l’invasore, è ormai la canzone
che in ogni parte del mondo i cittadini cantano quando al loro risveglio
trovano la Patria occupata da stranieri, che non sono solo quelli venuti da
oltre i confini nazionali, ma anche gli oppressori della libertà covanti
all’interno.
Non appartiene dunque a nessuno schieramento politico “Bella ciao”, ma
a tutte le popolazioni oppresse.
Mario Spezia
Presidente provinciale
Associazione Nazionale Partigiani Cristiani