Sono nato a Salsomaggiore Terme (Parma) nel 1955 e risiedo a Piacenza. Sono sposato dal 1978 con Graziella.
Ho una figlia, Margherita, e una grande passione: la politica, che per me significa lavorare per costruire il futuro della nostra comunità.
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martedì 27 aprile 2021

A proposito di 25 Aprile e “Bella Ciao”

 La recente pubblicazione della tesi di laurea della prof.ssa Celestina Viciguerra del 1969, ora portata alle stampe in un libro dal titolo: “I cattolici e il clero nella lotta di liberazione nel piacentino” che narra le vicende succedutesi nella nostra Diocesi durante il periodo resistenziale, episodi raccontati da testimonianze raccolte direttamente dall’autrice dai diretti protagonisti e supportate da dati storici documentali, sono la migliore certificazione, se mai ce ne fosse ancora bisogno, che dopo l’8 settembre 1945 si verificò una generale insurrezione della popolazione italiana contro l’occupante nazi-fascista.

E proprio dalla “universalità” della Lotta di Liberazione, vera rivolta di tutto il popolo, nasce la scintilla che poi ha dato luogo alla nuova Costituzione Italiana e portato alla creazione delle istituzioni libere e democratiche del nostro Paese.

Per ricordare il momento più importante della storia della nostra Repubblica, il 22 aprile del 1946 fu l’allora Presidente del Consiglio Alcide De Gasperi a proporre a Umberto II, ultimo re d’Italia e all’epoca luogotenente del Regno, di istituire come festa nazionale il 25 aprile; con un decreto che recitava: “A celebrazione della totale liberazione del territorio italiano, il 25 aprile 1946 è dichiarato festa nazionale”.

L’istituzione definitiva come festa nazionale arrivò nel maggio del 1949, con la nascita della Festa della Liberazione che comunque viene sempre collocata all’aprile del 1946, pochi mesi prima del referendum del 2 giugno dove gli italiani furono chiamati a scegliere tra repubblica e monarchia.

Una Festa Nazionale, il 25 Aprile, che rappresenta, senza ombra di dubbio, la più importante ricorrenza della nostra comunità e festeggiarla significa ringraziare l’intera popolazione che, all’epoca, seppe ritrovare unità d’intenti e condivisone di valori e di identità; è questa una Festa che non può essere considerata di parte perché frutto di eventi che hanno coinvolto la popolazione intera, senza distinzione di genere, di cultura, di professione, di religione o politica; non vi può essere, a tale proposito, dubbio alcuno; la Festa del 25 aprile rappresenta di per se un valore incaccellabile che non può essere oscurato o messo in discussione: perché è frutto di dati certi, inalienabili nel tempo.

Come non vi dubbio alcuno che la canzone “Bella ciao” ne sia diventata il simbolo: un inno ai valori della democrazia, tolleranza, uguaglianza e libertà.

Ma non solo: proprio perché “Bella ciao” è il simbolo canoro che identifica la rivolta del popolo italiano contro l’invasore, è ormai la canzone che in ogni parte del mondo i cittadini cantano quando al loro risveglio trovano la Patria occupata da stranieri, che non sono solo quelli venuti da oltre i confini nazionali, ma anche gli oppressori della libertà covanti all’interno.

Non appartiene dunque a nessuno schieramento politico “Bella ciao”, ma a tutte le popolazioni oppresse.

Mario Spezia

Presidente provinciale

Associazione Nazionale Partigiani Cristiani

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