Ho per altro consegnato il testo del discorso già preparato e che di seguito propongo.
F.I.V.L.
(eretto in Ente Morale il 16 aprile 1948)
ASSOCIAZIONE NAZIONALE PARTIGIANI CRISTIANI
Piacenza
Diceva Enrico Mattei in occasione del
primo anniversario della Liberazione il 25 aprile 1946: “…..siamo qui affinché il
passare del tempo non attenui il ricordo e la considerazione per quell’esercito
di volontari ai quali, quasi esclusivamente, fu affidato l’immane compito di
provare a tutti gli italiani ed al mondo intero, che il nostro popolo sa ancora
amare la Libertà
sino a dare la sua vita per conquistarla e difenderla……”
Un numeroso esercito di volontari tra i
quali vogliamo in particolare ricordare i Martiri di Coduro (in gran parte
piacentini) ma anche don Giuseppe Beotti parroco di Sidolo in Comune di Bardi,
fucilato il 20 luglio 1944 dai nazi-fascisti davanti alla sua chiesa nella
parte della montagna parmense della diocesi piacentina; aveva 32 anni. La sua
colpa: nel periodo della guerra essersi distinto per la sua indefessa carità
verso partigiani, ebrei, soldati feriti. A ricordo del suo martirio la Diocesi
di Piacenza ha avviato, nel 2010, il processo di beatificazione.
Illuminate
figure che per strade diverse hanno percorso il martirio personale donando la
propria esistenza alla crescita della comunità a conferma che la Resistenza è stata
insurrezione di un popolo tutto contro la tirannia e l’ingiustizia.,.
Oggi siamo qui a ricordarli ma anche a
voler rivivere e perpetuare gli ideali e i valori che li hanno animati, perché
sempre di più oggi abbiamo bisogno di recuperare la serietà, la credibilità, la
responsabilità di un intero sistema sociale che con la crisi dell’economia e
con il crollo delle “borse” ha “scoperto” un mondo al quale non era più
abituato; un mondo che non può più vivere sui “lustrini”, adagiarsi sulle
illusioni, coltivare falsi miti.
La crisi ha messo a nudo quanto di
finto e di sbagliato si era fatto strada in anni e anni di benessere e di crescita
che parevano senza fine e sta, lentamente ma inesorabilmente, riaprendo gli
occhi a tutti.
E, finalmente, i comportamenti
sbagliati ricominciano ad apparire, a tutti, sbagliati, le persone non
meritevoli, incominciano ad apparire, ai più, non meritevoli e si sente, da
parte dei più, la necessità di recuperare i valori, l’etica, la morale.
"Chi
cerca rimedi economici a problemi economici è su falsa strada; la quale non può
che condurre al precipizio. Il problema economico è l' aspetto e la conseguenza
di un più ampio problema, spirituale e morale".
Così scriveva tanti anni fa Luigi Einaudi, cogliendo il senso di un problema
che ha radici profonde e può essere risolto solo ripartendo dai valori
fondamentali della crescita della persona umana.
Che sono poi i valori sui quali è
nata e si è sviluppata la
Resistenza.
L’assunzione della responsabilità
personale per recuperare il senso vero della comunità che basa le sue
fondamenta sulla democrazia e sulla libertà.
Tocca a Te; nessuno può fare quello
che devi fare Tu, erano i concetti per i quali i nostri padri sono andati sui
monti a difendere la Patria.
Quanto più comodo sarebbe stato per
loro aderire alla Repubblica di Salò e mantenere i propri posti di lavoro od
averne dei nuovi invece che prendere la strada della montagna e della latitanza
o, una volta catturati, affrontare la morte o i campi di prigionia in Germania;
quanto più comodo sarebbe stato per loro coprirsi gli occhi, le orecchie e la
bocca, e far finta di niente seguendo la massa inerme.
Scriveva don Primo Mazzolari, battagliero e
fiero prete cremonese, nel 1943: "Solo chi si misura nella folla
col proprio cuore e confronta sulla strada e sulla barricata la propria anima
può sperare di essere ascoltato in un'ora non lontana, quando il pensar bene,
disgiunto dal pagare di persona, non sarà neanche preso in
considerazione".
A cosa vale il pensare ed il parlare bene
quando le tue parole non sono accompagnate dai comportamenti adeguati?
Ecco che ritorna l’attualità del periodo
buio e difficile della lotta di Liberazione con l’oggi; quante belle parole
abbiamo sentito negli ultimi anni e quanti comportamenti contrari abbiamo
notato.
E abbiamo, per lo più, taciuto;
- accettando l’inaccettabile e
l’impresentabile;
- quante volte abbiamo delegato ad altri
compiti di rappresentanza e poi non abbiamo controllato il loro operato;
- quante volte, anche per evitarci scomode
controversie con chi ci stava vicino, abbiamo taciuto vedendo cose sbagliate.
Ed allora proprio in nome dei Martiri di Coduro, di don Giuseppe Beotti
e dei tanti che anche in questi nostri bei territori hanno saputo, pagando di
persona, ribellarsi alle ingiustizie, uomini valorosi che per strade e modi
diversi hanno interpretato e perseguito un unico disegno rivolto alla ricerca
della giustizia, della libertà e della democrazia, in nome di questi nostri
eroi che ci hanno permesso di vivere in una società ricca e prospera, dobbiamo
rivivere questo 25 aprile alla ricerca dei valori e degli ideali.
E il compito è affidato personalmente
ad ognuno di noi, nessuno escluso; sull’esempio di chi, in passato, si è
battuto per il bene ed il progresso dell’intera comunità con uno slancio ed uno
spirito sempre rivolto al bene comune, dobbiamo anche noi, ognuno di noi, nel
momento della difficoltà, della crisi, della messa in discussione delle
certezze che ci hanno accompagnato in questi anni, dobbiamo ritornare a
comprendere la necessità dell’impegno personale quale molla fondamentale per la
crescita sociale.
Sforzandoci di tornare a rivivere un
impegno diretto, sociale e politico, che possa rappresentare il viatico alla
ripartenza, al recupero del dialogo sociale per
una comunità che ritorni a ragionare e lottare insieme, con speranza e
fiducia alla ricerca del bene comune.
Nuove e pericolose nubi minacciano la
nostra democrazia e la nostra società.
La democrazia, elemento indispensabile
per la costruzione di una società veramente libera e giusta basata sul rispetto
della persona umana, è un bene sempre a rischio, che abbisogna di continua
linfa ed energie, altrimenti rischia di afflosciarsi e, pian piano, venire
meno.
La ricerca di nuove forme e modalità
Istituzionali, che, puntando sulla semplificazione e sul populismo, avvelenano
le menti e gli animi abbisognano di un opinione pubblica attenta e consapevole
in grado di giudicare, oltre la facile propaganda mediatica, il limite che si
può raggiungere, ma non oltrepassare .
Le
recenti e quotidiane vicende del nostro Parlamento ne sono un esempio; con
particolare riferimento al “vincolo di mandato”; il principio secondo il quale
alcuni cercano di far passare la teoria che il parlamentare (ma vale per
qualsiasi eletto) deve obbedire, nell’esercizio della sua funzione
istituzionale, al proprio gruppo, al proprio partito, al proprio schieramento.
Teoria che, sempre di più, sta
trovando proseliti e seguaci nell’intera opinione pubblica superficialmente
disattenta e stanca dei continui “battibecchi”..
A tal
proposito, l’articolo 67 della nostra Costituzione Repubblicana cita testualmente:
“Ogni membro del Parlamento rappresenta la Nazione ed esercita le sue funzioni
senza vincolo di mandato”.
Con ciò stabilendo senza indugi che i parlamentari eletti
sono liberi di esercitare le loro funzioni senza essere obbligati a votare secondo
le indicazioni del partito nelle liste del quale sono sati eletti.
L’articolo
67 della Costituzione fu proprio concepito, come osservano illustri
costituzionalisti, per garantire la
libertà di espressione ai membri del Parlamento: il legame tra l’eletto e gli
elettori viene dunque concepito come “responsabilità politica”, non come un
“mandato imperativo”, che è vietato.
A
maggior ragione, se il venire meno del vincolo di mandato viene associato con
l’attuale legge elettorale, chiaramente antidemocratica, ne consegue che il
Parlamento sarebbe soggetto al volere,
incontrastato ed incontrastabile, di pochi capi bastone che lo potrebbero usare
a proprio uso e consumo e sottratto alla volontà popolare (e libera) che il
parlamentare deve interpretare.
Durante i lavori dell’Assemblea Costituente, tra il 1946 e il
1947, la questione del libero mandato venne discussa ampiamente. Uno dei
relatori, il giurista Costantino Mortati, disse: «Sottrarre il deputato alla
rappresentanza di interessi particolari significa che esso non rappresenta il
suo partito o la sua categoria, ma la Nazione nel suo insieme».
Questo, poi adottato a maggioranza, era il senso di quel principio
tutelato nella Costituzione entrata in vigore nel 1948.
Il parlamentare, quindi, non può accettare alcuna istruzione o
direttiva vincolante quando esercita le sue funzioni: può agire liberamente e
non esiste alcun mezzo giuridico per costringerlo a rispettare eventuali
accordi, né lo si può citare in giudizio a rispondere del suo comportamento e
delle sue scelte. Lo ha stabilito anche una sentenza della Corte Costituzionale
(n. 14 del 1964).
In questo principio, poco conosciuto, è racchiusa una delle basi
della democrazia e la certezza del mantenimento della libertà che gli eroi che
oggi ricordiamo hanno dovuto ottenere a costo della vita (a puro titolo di
esempio ricordiamo che Il
mandato imperativo - il contrario cioè del vincolo di mandato - è presente soltanto
in quattro Paesi al mondo: Portogallo, Bangladesh, India e Panama).
Con l’ impegno alla
partecipazione personale di ognuno di noi, impegno che tutti noi oggi ci
dobbiamo prendere, voglio concludere l’odierna commemorazione con le parole
utilizzate da Felice Ziliani, partigiano di Monticelli d’Ongina attivo
componente di questa vostra bella Diocesi, partigiano combattente con il
soprannome di “Griso”, tra i primi pionieri dell’Agip di Enrico Mattei per anni
dirigente dell’Associazione Partigiani Cristiani, nel Suo intervento all’ultimo
convegno da Lui organizzato l’8 ottobre 2005, in occasione del 60°
Anniversario della Liberazione, in memoria dei sacerdoti della Diocesi di
Piacenza Martiri della Libertà.
Conclusione che
preludeva la lettura, come Sua abitudine in tutte le occasioni pubbliche, della
Preghiera del Ribelle scritta dalla Medaglia d’oro Teresio Olivelli; frasi che
riassumono il Suo stile di vita e la
Sua esistenza (e che ci ricordano l’importanza ed il
significato profondo della responsabilità personale di ognuno di noi):
I Sacerdoti che stiamo onorando ci
ricordano che ciascun uomo ha le sue responsabilità e ciascuno ha un
compito cui attendere.
Ci ricordano ancora che ciascuno di
noi ha un dovere rispetto alla società e ciascuno ne deve rispondere perché
nessun’altro farà mai quello che solo noi possiamo fare.
Ci ricordano che non ci sarà mai vera
pace fino a quando l’uomo non avrà trovato la pace in se stesso.
Ci ricordano, col sacrificio del loro
sangue, che non c’è cosa più grande di quella di saper dare la propria vita per
gli altri.
E con queste belle parole
che ricordano ad ognuno di noi l’importanza ed il significato profondo della
responsabilità personale, permettetemi, di mandare un ultimo saluto ai Martiri
di Coduro, a don Giuseppe Beotti e al
“Griso” che insieme a mio padre Giovanni, partigiano combattente e
ferito in battaglia, mi inculcò l’amore per la nostra patria.
Anche a nome loro viva la Resistenza , viva la Repubblica , viva la
Patria, viva l’Italia unita.
Mario Spezia
Presidente
Provinciale di Piacenza
Associazione
Nazionale Partigiani Cristiani
25
Aprile 2013
Sezione di Piacenza – via don Carozza, 30/a – tel. 0523497197
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