Sono nato a Salsomaggiore Terme (Parma) nel 1955 e risiedo a Piacenza. Sono sposato dal 1978 con Graziella.
Ho una figlia, Margherita, e una grande passione: la politica, che per me significa lavorare per costruire il futuro della nostra comunità.
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sabato 26 aprile 2025

Commemorazione del 25 Aprile a Piacenza

 Quasi quattromila persone. Piazza Cavalli fa fatica a contenere tutti, c’è chi giura che così piena per un 25 aprile non l’ha mai vista, neppure nei ruggenti anni Settanta. C’è chi scomoda le foto di quel glorioso 5 maggio del 1945, pochi giorni dopo la liberazione, quando il centro fu invaso dalla sfilata della smobilitazione con tutte le divisioni partigiane e le Sap a sfilare davanti a palazzo Gotico. « Il paragone regge» dicono.


Sul palco ci sono i rappresentanti di quasi tutti i 46 comuni della Provincia (anche se alcuni sono risultati assenti: Zerba, Villanova, Besenzone e San Pietro in Cerro), ma anche il prefetto Paolo Ponta, la presidente della Provincia Monica Patelli, la sindaca di Piacenza Katia Tarasconi, la procuratrice capo Grazia Pradella e il presidente del tribunale Stefano Brusati, assiem ai presidenti di ANPI Piacenza, Romano Repetti e di ANPC Piacenza, Mario Spezia ed ai rappresentanti di tutte le associazioni.

« Molti tentano di riscrivere la storia ricorda Carlo Ghezzi, vicepresidente nazionale dell’Anpi a cui spetta l’allocuzione ufficiale di questo ottantesimo della Liberazion, ma noi non possiamo dimenticare che il fascismo aveva soppresso la libertà, aveva promulgato le ignobili leggi razziali, trascinato il Paese nelle guerre coloniali e scatenato il secondo conflitto bellico. Ha trascinato l’Italia nel baratro: una pazzia vera. Per questo non è possibile porre sullo stesso piano chi si è battuto per la libertà e chi per il nazifascismo. Tanto più perché la generale partecipazione alla lotta di Liberazione permise all’Italia di convocare l’assemblea costituente e di darci una bella costituzione. Per la Germania e il Giappone non fu così».

La sindaca Katia Tarasconi ricorda il pontefice ma anche i partigiani piacentini:. «Vorrei rispondere oggi a una domanda che Renato pose qualche anno fa: quando non ci saranno più i partigiani - chiese - chi andrà in piazza a ricordare il 25 aprile?». Dalla folla si alza un coro: « Noi». « Il 25 aprile è un patrimonio di memoria collettiva - continua sentiamo il richiamo alla responsabilità a onorarne il sacrificio e lo facciamo in un momento in cui condividiamo il lutto per la scomparsa di Papa Francesco. Ci togliamo i calzari dell’indifferenza perché questo fecero i partigiani allora».

«La Resistenza è un pezzo di storia che noi piacentini non dobbiamo dimenticare - le fa eco la presidente della Provincia Patelli - e anche se questa è una cerimonia che si svolge nel lutto che ci accomuna, la libertà e la democrazia non sono conquiste scontate, ma richiedono impegno e fare memoria è importante soprattutto per le nuove generazioni: il futuro della nostra democrazia dipende dalla nostra capacità di mantenere vivi alcuni valori».

Al termine della manifestazione in piazza si è tenuta, nella vicina chiesa di San Francesco, la messa in memoria di chi ha lottato per la libertà.

La liturgia, svoltasi subito dopo il rito civile in piazza Cavalli, presieduta da don Basini, vicario generale della diocesi di Piacenza-Bobbio, è stata introdotta dai saluti di benvenuto da parte del parroco della basilica, don Ezio Molinari, davanti alle numerose autorità civili e militari, presenti in chiesa.

“È necessario prendere coraggio e tuffarsi nel bene, senza paura di scommettere sulla vita”: sono le parole di don Giuseppe Basini, pronunciate, il 25 aprile, giorno della Festa della Liberazione, nella basilica di San Francesco a Piacenza.

Nell'omelia, don Basini ha sottolineato l'importanza di ricordare il passato per costruire un futuro di unità e pace, incoraggiando a mantenere viva la memoria di coloro che hanno lottato per la libertà e la giustizia, affinché tali valori possano continuare a guidare le generazioni future.

Don Giuseppe ha poi invitato la comunità a vivere la celebrazione della Festa della Liberazione immersi nella luce del mistero pasquale, che rappresenta la passione, morte e resurrezione di Cristo, sottolineando l'importanza di questa speranza, soprattutto in un momento storico segnato da violenza e conflitti, definendo la situazione attuale come una “terza guerra mondiale a pezzi”.

Richiamando le parole di Papa Francesco, che è stato ricordato nella preghiera di suffragio, don Basini ha sottolineato che la vera speranza risiede nella forza della vita, capace di trionfare anche di fronte alle avversità, poiché Cristo ha vinto la morte. Ha quindi ricordato che il 25 aprile è un anniversario fondamentale per l'Italia, simbolo di pace e libertà, e della garanzia di democrazia contenuta nella Costituzione repubblicana.

“Nella narrazione evangelica di Pietro e dei discepoli, che dopo una notte di pesca infruttuosa sono invitati da Gesù a gettare le reti di nuovo, bisogna raccogliere l’invito a non lasciare spazio alla sfiducia e alla delusione. Il gesto di rilanciare le reti simboleggia la possibilità di una "pesca abbondante" e l'importanza della fede nel Risorto”.

Don Basini ha concluso esortando a cercare un cambiamento verso un mondo più giusto e umano, e diventare artefici di pace e giustizia per il futuro dell'Italia, anche attraverso la preghiera.

Al termine della messa, è stata letta la preghiera per la patria e la “Preghiera del Ribelle” di Teresio Olivelli, che ha ulteriormente evidenziato i temi di resistenza e speranza. La figura di Olivelli, un testimone coraggioso e un martire della libertà, ha aiutato a comprendere i valori di giustizia e verità per cui egli ha dato la vita.

La celebrazione del 25 aprile a Piacenza ha dunque rappresentato un omaggio alla storia italiana e un invito a guardare al futuro con rinnovata determinazione e unità.



A seguire, articolo del quotidiano locale, Libertà, con intervista a rappresentanti delle associazioni, tra cui Mario Spezia per ANPC Piacenza.


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